Quando l’IA e la sostenibilità richiedono lucidità, non slogan

Mi era caduto l’occhio su uno dei tanti post che cercano di rassicurare tutti raccontando che l’IA è sostenibile perché consuma meno della TV.

Lì per lì ho sorriso, poi ho pensato che no, non potevo restare in silenzio.

Questo articolo è per chi non si accontenta degli slogan. Per chi vuole guardare in faccia la complessità e scegliere con consapevolezza. Perché è proprio l’intelligenza umana, non quella artificiale, a darci gli strumenti per farlo.

Foto di Markus Winkler su Unsplash

La fallacia del confronto comodo

Dire che l’IA è sostenibile perché consuma meno della TV è come dire che le cucine a gas inquinano meno di quelle a carbone. Vero, ma irrilevante. Non è così che si misura la sostenibilità.

La sostenibilità non si definisce per confronto, ma per coerenza sistemica: intenzione, impatto, contesto.

I dati, in ordine. Per capire davvero.

Ecco alcune fonti autorevoli che ci aiutano a guardare oltre la superficie:

  1. European Environmental Agency – 2023 Digitalisation and Sustainability L’IA, se non governata, accelera l’obsolescenza tecnologica, aumenta i rifiuti elettronici e la pressione sulle risorse critiche.
  2. MIT Technology Review – 2023 Training GPT-3 emitted more carbon than 100 cars L’addestramento del modello GPT-3 ha generato circa 552 tonnellate di CO₂, pari a un anno di emissioni di oltre 100 auto.
  3. Stanford AI Index Report – 2024 AI’s environmental cost is rising despite efficiency gains Nonostante i miglioramenti, l’impatto ambientale dell’IA continua a crescere: più calcoli, più energia, più hardware.
  4. MIT Sloan Management Review – febbraio 2024 The Relationship Between Machine Learning and Climate Change L’IA può contribuire alla transizione climatica solo se integrata in modo etico e consapevole.
  5. IEA – Electricity 2024 Report Electricity demand from data centres and AI will double by 2026 Entro due anni, i data center supereranno i 1000 TWh/anno. Più di quanto consuma l’intero Giappone.

Una parte della storia:

  • si stima che oggi l’IA rappresenti meno di 1/10.000 del consumo elettrico globale;
  • le perdite d’acqua domestiche negli USA sono 30 volte più impattanti dell’impronta idrica dell’IA;
  • DeepMind ha ridotto del 20% i consumi dei data center;
  • Line Vision, FIDO Tech, Microsoft e altri stanno facendo molto con l’IA applicata all’efficienza e al monitoraggio ambientale.

Tutto vero. Ma è solo parte della storia.

Perché quei dati non contraddicono i precedenti: li completano. E ci ricordano che la tecnologia non è sostenibile in sé. Lo è solo se progettata, regolata e usata in modo intenzionale.

Inoltre, i dati positivi mostrano ciò che è possibile, ma non ciò che è diffuso. Le soluzioni esistono, ma non sono ancora lo standard. I casi virtuosi sono importanti, ma non bastano a riequilibrare una crescita che, se non guidata, rischia di amplificare disuguaglianze e impatti ambientali.

Senza una governance consapevole, il rischio è che i benefici rimangano eccezioni, mentre i costi ricadano su tutti.

L’intelligenza artificiale non sostituisce la nostra. La amplifica.

Ecco perché abbiamo bisogno di lucidità, non slogan. Di visione, non comodità. Di pensiero critico, non automatismi.

La sostenibilità è ancora un atto umano. Una scelta. Una responsabilità.


Francesca D’Angelo

Founder, SostenibilitA Consulting

dangelo@sostenibilitaconsultin.com

www.sostenibilitaconsulting.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *